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Guardo i suoi occhi color pece. “No!” rispondo e mi vergogno di quella bugia. “Tu?” “Io no, ho avuto una storia ma è finita da poco.” Già, le sue storie finiscono sempre da poco … “Però, stavamo bene insieme, eh?” chiede. E io faccio una smorfia. “Non mi ricordo neanche perché è finita” ripete. Io sì, io ce l’ho vivo in mente. “Sono stato proprio uno stupido a lasciarti andare via.” “Già, sei stato proprio uno stupido …” La lezione sta per cominciare. “Adesso devo andare” gli dico. Mi lascia un bacio all’angolo della bocca. Scrive il suo numero di telefono su un tovagliolo del bar. “Se ti va, mi chiami, ci vediamo ... Ti dimostrerò che non sono più quel cretino che hai conosciuto.” Lui resta lì, davanti al suo cappuccino. Io esco dal bar e vado in aula. Prendo il suo numero e lo faccio in mille pezzetti. Non mi guardo indietro. “Non voltarti, non voltarti ...” ripeto tra me e me. Perché vivere è come scalare le montagne: non devi guardarti alle spalle, altrimenti rischi le vertigini. Devi andare avanti, avanti, avanti ... senza rimpiangere quello che ti sei lasciato dietro, perché, se è rimasto dietro, significa che non voleva accompagnarti nel tuo viaggio. [...] Il telefonino mi squilla nella borsa, rispondo senza esitare. “Carlo! Com’è andata?” “28!” e la sua voce saltella al telefono. Sorrido. “Allora sono servite le ripetizioni di anatomia che ti ho dato ...” scherzo a bassa voce. “Sono state molto utili, però stasera avrò bisogno di un ripasso ... Non mi è tanto chiaro il cuore ...” dice ammiccando. “Ok, allora stasera te lo rispiego.” Passerà a prendermi alle otto. Ma non potrò spiegargli nulla, neanche a me il cuore è tanto chiaro oggi. Perché, per un attimo, il mio cuore si voleva voltare e riabbracciare il passato. “Ti amo!” gli dico tutto d’un fiato. [...] “Anch’io,” risponde subito e sorride, “ma perché me lo dici ora?” chiede. Non lo so, Carlo. Il mio cuore, ogni tanto, si ammala: è la malattia dei ricordi. E solo tu puoi aiutarmi a guarire. È una terapia lunga e difficile ... Si cura vivendo. Giulia Carcasi: Ma le stelle quante sono. Milano (Feltrinelli) 2006, p. 131-133. 20 25 30 35 40 45 50 55 L e z io n e 1 0 41quarantuno .................................. N u r zu P rü fz w e c k e n E ig e n tu m d e s C .C . B u c h n e r V e rl a g s | |
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